CSDDD: cos’è e in che misura interessa anche le PMI

C come Corporate Sustainability Due Diligence Directive

C come Corporate Sustainability Due Diligence Directive

Nel complesso scenario del mercato globale, la trasparenza e la responsabilità emergono come fondamentali per un’economia equa e sostenibile. La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) rappresenta un passo significativo lungo questa strada. 

Approvata ufficialmente il 24 aprile 2024, con un percorso di quasi 5 anni di dibattiti e negoziati, la CSDDD si pone come trampolino di lancio in materia di dovere di diligenza ai fini della sostenibilità.

La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) inaugura una nuova era di obblighi di dovere di diligenza ambientale e di tutela dei diritti umani, estendendo la portata lungo l’intera catena del valore delle imprese. 

La direttiva non si limita a dettare regole: impone anche sanzioni severe per le aziende che non ne rispettano i dettami, tra cui multe fino al 5% del fatturato mondiale netto. 

L’iter burocratico della CSDDD ha trovato terreno fertile per una controversia senza precedenti: Germania e Italia, per esempio, hanno minacciato di ritirare il supporto, sollevando preoccupazioni sull’impatto per le imprese nazionali. 

La conseguente ondata di preoccupazione ha spinto alla ricerca di soluzioni di compromesso, che hanno portato al raggiungimento di un accordo il 24 aprile 2024 nella sessione plenaria del Parlamento Europeo.

 

Cosa prevede la CSDDD?

Attraverso la, CSDDD le imprese sono chiamate a valutare le loro pratiche, ponendo una particolare attenzione alla comunicazione di informazioni relative all’inquinamento, alla deforestazione, ai diritti umani e molto altro ancora. 

In particolare, le imprese in questione saranno obbligate a:

  • definire una politica di due diligence, aggiornandola annualmente;
  • individuare e effettuare un reporting, con cadenza annuale, sugli impatti negativi anche potenziali causati dalle proprie attività, delle proprie controllate e della propria catena del valore;
  • individuare e implementare azioni per prevenire ed arrestare tali impatti;
  • instaurare una procedura di reclamo specifica che consenta ai soggetti interessati di segnalare una violazione dei diritti umani e dell’ambiente;
  • monitorare periodicamente l’efficacia delle misure adottate sulla sostenibilità.

Per svolgere con successo queste attività, sarà fondamentale una mappatura accurata della catena di fornitura, che consenta alle imprese di individuare, valutare e affrontare i rischi che possono influire sulla sostenibilità delle loro operazioni.

C come Corporate Sustainability Due Diligence Directive


Chi è soggetto alla CSDDD?

Superato il banco di prova del Parlamento Europeo con 374 voti favorevoli, 235 contrari e 19 astensioni, la Direttiva è stata approvata nella sua forma definitiva. 

Vediamo dunque chi sono i soggetti coinvolti nell’ambito della Due Diligence e come si dovranno comportare nei prossimi anni. 

Ora, la direttiva coinvolge solo le grandi aziende dell’UE, con più di 1.000 dipendenti e un fatturato globale netto di almeno 450 milioni di euro. 

Prossimi Passaggi: implementazione e tempistiche

L’attuazione della CSDDD sarà graduale nel tempo. Le disposizioni temporali dettagliate delineano un approccio progressivo per consentire alle aziende di adeguarsi ai nuovi requisiti. Ecco una panoramica delle tempistiche stabilite:

  • Le aziende con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro dovranno conformarsi entro tre anni dall’entrata in vigore della direttiva.
  • Le aziende che superano i 3.000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di euro avranno quattro anni per adeguarsi.
  • Le aziende con più di 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro avranno il periodo di applicazione più lungo, con cinque anni per conformarsi ai requisiti stabiliti.

 

CSDDD come opportunità

Il percorso tortuoso della CSDDD riflette le complessità e le sfide nel trovare un equilibrio tra gli interessi delle imprese, la promozione della sostenibilità e la tutela dei diritti umani.

L’eco del compromesso ha suscitato reazioni contrastanti nell’arena politica ed economica europea: mentre alcuni lo vedono come un passo nella giusta direzione, altri sono delusi per i suoi limiti.  La battaglia diplomatica e le modifiche successive evidenziano che, sebbene il compromesso sia stato raggiunto, c’è ancora spazio per un impegno più ampio delle aziende nella sostenibilità. 

La proposta della direttiva Due Diligence, prevista per il 2026, promette di estendere ulteriormente questi obblighi, richiedendo politiche di due diligence annualmente aggiornate e un impegno senza riserve nel mitigare gli impatti negativi sull’ambiente e sulle persone. 

Sebbene le PMI possano non essere direttamente coinvolte, il loro ruolo come fornitori di aziende più grandi le rende indirettamente responsabili di rispettare gli stessi standard. Inoltre, la CSDDD ridefinisce il concetto di rendicontazione aziendale, spingendo le imprese a un approccio prospettico che guarda al futuro con la stessa attenzione riservata al passato.

In un mondo interconnesso, l’adozione di politiche e direttive che promuovano la sostenibilità richiede un impegno continuo e condiviso. La CSDDD, nonostante le sue controversie e limitazioni attuali, può rappresentare comunque un punto di partenza cruciale per affrontare le sfide globali in materia di sostenibilità e responsabilità aziendale.

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