Eccoci qui! A circa un mese dal lancio del nostro sito vi diamo qualche indizio in più su chi siamo, cosa facciamo e soprattutto perché. E chi potrebbe spiegarlo meglio dei nostri esperti? Lasciamo la parola ad Antonio Pecoraro e Linda Lanzavecchia .
- Ciao! Ci raccontate chi siete?
AP: Ciao, sono Antonio Pecoraro, sono un ingegnere ambientale e ho lavorato diversi anni per un’azienda di consulenza che mi ha dato l’opportunità di accompagnare grandi aziende italiane lungo percorsi strategici di sostenibilità. Sono stato il primo dipendente di Liito (ex Toroto Consulting) e da circa un anno lavoro per questa giovane realtà.
LL: Ciao! Sono Linda Lanzavecchia, sono entrata in Liito (che ancora si chiamava Toroto Consulting) poco dopo Antonio, come Environmental and Climate Advisor. Qui ho l’opportunità di mettere in pratica e comunicare la mia grande passione per l’ambiente e la sostenibilità. Se non sono al lavoro mi trovate probabilmente in montagna, su una tavola da surf o su un tappetino da yoga.
- E invece chi è Liito? Cosa significa questo nome?
AP: Liito è una start up che si occupa di sostenibilità per le aziende. Per definire chi siamo abbiamo preso in prestito un termine dal finlandese, che però ci sembrava facesse proprio al caso nostro: liito, infatti, significa veleggiare, planare, ovvero utilizzare l’aria come strumento per attraversare lo spazio in modo armonico. È quello che fanno gli uccelli, che sanno sfruttare al meglio la propria superficie alare, le correnti d’aria e la forza di gravità.
- E come si concretizza questo nella vostra start up?
AP: Il movimento degli uccelli è una metafora calzante per ciò che facciamo: noi aiutiamo le aziende e le piccole e medie imprese a trovare la capacità di agire e muoversi in maniera coerente con l’ambiente e la società seguendo i Sustainabile Development Goals stabiliti dall’ONU e gli standard più diffusi a livello internazionale. Insieme a noi, le aziende possono tracciare un percorso per tutelare l’ambiente e le proprie persone e allo stesso tempo esserne tutelate, dando vita a un circolo virtuoso che permette l’attuazione di una sostenibilità organica, che includa tutti i punti di vista.
- Spiegateci meglio: che cos’è il business sostenibile?
LL: Il business sostenibile è un business che si sviluppa in armonia con l’ambiente e con la società che ci circonda, è un business che non pensa al presente ma al futuro, alle persone che verranno dopo di noi, alle prossime generazioni e al mondo che lasceremo loro. La sfida della nostra epoca è proprio questa e chi è disposto ad accettarla sarà parte di un processo di innovazione che cambierà radicalmente il nostro modo di pensare, vedere e fare le cose.
- Quindi la sostenibilità e l’innovazione vanno di pari passo?
Sostenibilità vuol dire essere innovativi in termini aziendali, nei processi e nelle soluzioni da trovare in un contesto come quello contemporaneo che è in continuo cambiamento. Spesso noi in questo senso facciamo un paragone con l’innovazione digitale: non pensare alla sostenibilità con un approccio innovativo sarebbe come non aver introdotto in azienda i tool digitali. La conseguenza sarebbe stata restare inevitabilmente indietro. Quando si parla di business principalmente lo si pensa collegato alla performance economica, mentre invece il termine sostenibilità molto spesso è collegato a un costo: ecco, essere innovativi significa anche scardinare questa antitesi e capire che si può creare un nuovo equilibrio, che porta a una vittoria di tutte le parti coinvolte. Infatti quello che diciamo noi è che questi due concetti possono benissimo essere le due ali che permettono alle aziende di planare in modo armonico.
- È da questa visione che nasce uno dei claim che c’è sul vostro sito, Sustainable is effective?
AP: Esattamente. Al momento molte aziende vedono la sostenibilità come un costo, una spesa in più e superflua. È innegabile che l’integrazione di meccanismi sostenibili possa avere un investimento economico iniziale, ma diventa minimo se si guarda a quanto risparmio ne deriva, anche nel breve termine: penso all’installazione di pannelli fotovoltaici o alla seconda vita che possono avere i materiali di un prodotto usato, quanto si possano efficientare gli scarti, la logistica, i consumi di acqua ed energia, i volumi di spedizione dei prodotti. Sono tutte dimensioni su cui agire e che portano a un risparmio economico molto rapido.
- E sulle persone che effetto ha il business sostenibile?
AP: Sul piano sociale la sostenibilità ha un altissimo impatto a livello di engagement, sia interno, tra i dipendenti, che esterno, sui clienti. Il fatto che un’azienda intraprenda percorsi di sostenibilità dà ai collaboratori la possibilità di riconoscersi all’interno di valori condivisi, l’attenzione alla diversity porta ricchezza e una generazione continua di nuove idee. Questo è un criterio di valutazione anche per gli investitori: tra qualche anno un’azienda che non concentra almeno una parte dei suoi sforzi sulla sostenibilità non sarà più considerata, mentre oggi questa attenzione rende appetibili. Lo stesso discorso si può fare anche per i clienti, perché le persone stanno diventando sempre più sensibili su questi temi e quindi dimostrare di condividere valori può essere utile anche in termini di brand reputation.
- Sembra chiaro quindi che la sostenibilità non riguarda solo l’ambiente. Che cosa c’è oltre questo?
LL: La sfida alla sostenibilità è un tema gigantesco e complesso. È quello che gli inglesi chiamano wicked problem, ovvero un problema che non ha una soluzione univoca, ma molteplici sfaccettature. C’è quindi bisogno di interdisciplinarità, competenze e conoscenze diverse. Noi andiamo incontro a questa necessità con una nostra struttura intrinsecamente multidisciplinare: io e Antonio siamo esperti nella parte ambientale, ma collaboriamo con esperti che si occupano della parte sociale (come Performant e SCOA – The School of Coaching) o di governance (come il team di ricerca dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca): i nostri background diversi ci permettono di offrire un servizio che punta alla sostenibilità integrata e completa. Le discipline e le competenze da mettere in campo per attuare il cambiamento sono infinite.
- Che cosa può essere utile alle aziende per rendere questo cambiamento più semplice?
LL: La prima cosa da fare è investire sul capitale umano. È utopistico fare sostenibilità senza coinvolgere le persone. Alla fine sono le persone che dovranno compiere azioni nuove, comportamenti diversi per raggiungere dei risultati in tema di sostenibilità, quindi le aziende hanno il compito di rendere questo cambiamento più facile. È fondamentale sensibilizzare e soprattutto mettere chi lavora in condizione di fare scelte sostenibili, anche perché molto spesso (davvero tanto) una scelta sostenibile è anche una scelta più salubre per l’individuo.
- Dite ai prospect perché dovrebbero chiamarvi.
AP: Perché prima di tutto costruiamo relazioni: il fattore umano per noi è centrale sia con i clienti che con i collaboratori a cui ci rivolgiamo. È l’aspetto collaborativo che ci permette di offrire un servizio il più completo possibile e più adatto alle esigenze specifiche.
LL: Perché portiamo freschezza su un tema che altrimenti potrebbe essere pesante. Siamo giovani, abbiamo un approccio amichevole e appassionato e accompagniamo le aziende lungo il loro percorso verso la sostenibilità, integrando competenze e punti di vista diversi.