Come fare una strategia sostenibile di successo per una PMI
Nel 2025 anche il panorama normativo europeo sulla sostenibilità vive una fase interlocutoria. Gli equilibri geopolitici globali sono infatti in evoluzione e, con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, l’indirizzo delle politiche internazionali, comprese quelle relative alla sostenibilità e alla regolamentazione ESG, sembrano aver subito una svolta.
L’elenco delle azioni intraprese dal neoeletto presidente degli Stati Uniti già nel suo primo giorno in carica è significativo: ha ritirato il paese dall’Accordo di Parigi e dall’OMS, ha eliminato gli incentivi per i veicoli elettrici, ha posto gravi ostacoli alla produzione di energia eolica e solare negli Stati Uniti, favorendo invece i combustibili fossili. Inoltre, ha revocato numerosi ordini esecutivi dell’era Biden relativi a questioni ambientali.
Non solo. Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi che limitano i diritti della comunità LGBTQ+ instaurando protocolli di controllo statali per le corporate che hanno dei programmi DEI ritenuti secondo il presidente Trump illegali. Pochi giorni dopo, in relazione all’incidente aereo avvenuto nei pressi dell’aeroporto Ronald Regan di Washington, ha attribuito la causa dell’accaduto a politiche di recruiting dei controllori di volo incentrate sull’inclusione razziale e di genere, piuttosto che su criteri di merito. L’effetto nella scena corporate americana è stato immediato: Amazon, Metà e Walmart hanno immediatamente bloccato i propri programmi DEI seguiti poco tempo da altri giganti come Google.
Insomma, tutte le dimensioni della sostenibilità ESG vengono messe sotto attacco e sconvolte dal nuovo assetto politico.
Questa svolta adottata dalla principale economia mondiale non può non avere ripercussioni sui governi dell’UE, già alle prese con una complessa diplomazia interna, in cui gli interessi dei diversi stati membri rendono difficile una governance basata sul principio dell’unanimità. Un effettivo concreto disimpegno degli Stati Uniti sulle questioni ambientali potrebbe influenzare anche l’Unione Europea, portando a un rallentamento nell’adozione di normative più stringenti o a una maggiore spinta a favore di una regolamentazione meno onerosa per le imprese.
A rendere il quadro ancora più incerto contribuiscono le discussioni in corso sulla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), introdotta per garantire maggiore trasparenza nelle pratiche ESG aziendali che quindi ora sono oggetto di una possibile revisione.
Al centro del dibattito vi è l’Omnibus Legislation, una proposta normativa che punta a semplificare e armonizzare le direttive esistenti in materia di sostenibilità, tra cui la CSRD, la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e il Regolamento sulla Tassonomia dell’UENB. L’obiettivo principale è ridurre la complessità e le sovrapposizioni nei requisiti di rendicontazione, garantendo al contempo standard elevati di trasparenza e responsabilità. Tuttavia, l’esito di questa proposta rimane incerto.
E quindi? Cosa significa tutto questo per le aziende?
Di fronte a nuovi obblighi e richieste di rendicontazione, orientarsi diventa una sfida. Le imprese rischiano di trovarsi in un limbo: da un lato, normative in continua evoluzione e in un contesto geopolitico instabile ed incerto; dall’altro, la necessità di prendere decisioni strategiche per il futuro.
Se da una parte c’è chi teme che regolamentazioni rigide possano aumentare i costi e la complessità operativa, il vero errore sarebbe considerare la sostenibilità solo come un obbligo normativo. Al contrario, in un mondo in cui è la politica ad essere sempre più instabile e soggetta a oscillazioni in materia di visione ed indirizzo, le aziende rappresentano un fattore di solidità e continuità. La loro evoluzione non si limita a rispondere alle contingenze immediate, ma si orienta verso una strategia di lungo termine a cui sono dedicati piani, investimenti, programmi e risorse.
“Il BMW Group non basa le proprie decisioni strategiche a lungo termine sulla politica o su incentivi politici“, ha dichiarato un rappresentante della casa automobilistica in riferimento all’intenzione di costruire una nuova unità produttiva di batterie elettriche a San Luis Potosí, in Messico, nonostante le minacce di Trump di imporre dazi sulle importazioni dal paese. E la Coca Cola, che nello studio ovale ci sia Biden o Trump, investe milioni di dollari nella rigenerazione dei suoli per favorire il drenaggio dell’acqua e l’arricchimento delle fonti di acqua, senza la quale i prodotti della multinazionale di Atlanta non potrebbero essere confezionati
Le aziende che integrano la sostenibilità nella propria cultura e proseguono in questo processo virtuoso non solo rispettano le normative, ma ottengono vantaggi concreti: maggiore competitività, resilienza di lungo periodo e fiducia da parte di investitori e consumatori, attrazione dei talenti e del workforce in generale in un tempo in cui trovare persone sta diventando una vera e propria scarsità per le aziende.

Infatti la sostenibilità in azienda è molto di più che solo compliance. Sostenibilità è anche:
- Spinta all’innovazione, ovvero alla ricerca di ottimizzazioni delle combinazioni prodotto mercato di sbocco e di approvvigionamento, all’efficientamento dei processi, alla generazione di nuove soluzioni di offerta e di servizi
- Migliore reputazione e brand positioning. I consumatori sono sempre più attenti alle pratiche sostenibili delle aziende. Dimostrarsi responsabili sul piano ambientale e sociale può rafforzare la fiducia dei clienti e aumentare la fedeltà al brand.
- Maggiore efficienza e riduzione dei costi. L’adozione di modelli di produzione sostenibili permette di ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse e abbattere i costi energetici e di gestione di tutta la filiera produttiva in modo più smart.
- Accesso a nuovi mercati e opportunità di business. Molti partner commerciali e investitori prediligono aziende che rispettano standard ESG elevati. Una strategia di sostenibilità solida può aprire le porte a nuove collaborazioni e a finanziamenti sia come capitali di rischio sia come debito.
- Gestione del rischio e maggiore resilienza. Le aziende che integrano la sostenibilità nelle loro strategie oltre a ridurre il rischio di sanzioni, controversie legali e impatti negativi derivanti da futuri cambiamenti normativi rafforzano la continuità del proprio business.
- Attrazione e retention dei talenti. I lavoratori, soprattutto le nuove generazioni, cercano sempre più aziende che condividano valori etici e sostenibili. Un impegno concreto in questa direzione può migliorare l’employer branding e ridurre il turnover.
Come sempre più spesso accade le aziende non possono permettersi di attendere l’esito delle incertezze politiche e normative per decidere la strategia ma anticipano ed indirizzano l’azione dei legislatori in base alle scelte ed agli investimenti che operano anche in merito alla sostenibilità. Impegnare risorse tangibili ed intangibili in pratiche sostenibili non è solo una questione di compliance, ma una componente essenziale degli obiettivi strategici di lungo termine mirati ad aumentare la competitività e la creazione di valore.
Indipendentemente da come evolverà la regolamentazione europea o cosa farà Trump oltreoceano, le imprese che adotteranno un approccio proattivo alla sostenibilità saranno meglio posizionate per affrontare le sfide future e meglio preparate a cogliere le opportunità di un mercato sempre più orientato alla responsabilità sociale e ambientale.
LIITO è felice di poter stare a fianco a loro in questa sfida intrigante.