Per problemi globali, servono soluzioni globali: è da questo principio che nasce la necessità dell’Unione Europea di far entrare in vigore una nuova normativa per contrastare il cambiamento climatico.
Il CBAM (acronimo per Carbon Border Adjustment Mechanism, che potremmo tradurre in italiano con “meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere”) è un regolamento che mette in luce da un lato l’impegno dell’Europa a fare da apripista, anche attraverso policy di tassazione delle emissioni di gas serra, per la lotta al climate change, e dall’altro la sua ambizione ad alzare l’asticella per i paesi extra UE che non hanno ancora adottato politiche altrettanto strette, ispirando aziende e partner a seguire una direzione comune verso la tutela dell’ambiente.
Ma andiamo più nel dettaglio e cerchiamo di capire meglio l’importanza del CBAM.
CBAM: cos’è e perché
Il CBAM – Carbon Border Adjustment Mechanism è un regolamento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 16 maggio 2023. Rappresenta una delle moltissime iniziative racchiuse all’interno del Green Deal europeo e si inserisce tra le proposte “Fit for 55”, il cui obiettivo è ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il CBAM prevede l’applicazione di un tributo ambientale su una serie di materiali acquistati fuori dall’Unione Europea: una tassa aggiuntiva sulle emissioni GHG causate dalla produzione dei materiali stessi. In questo modo, risponde a un duplice obiettivo, uno più valoriale e uno più concreto:
- garantire che gli sforzi in termini ambientali portati avanti dall’Unione Europea non vengano vanificati dall’aumento di una produzione extra UE con regole meno stringenti e un conseguente incremento delle emissioni di gas serra
- limitare i rischi di carbon leakage, ovvero che aziende con sede in Unione Europea spostino la produzione fuori dai confini per aggirare le normative o importino prodotti con un impatto ambientale maggiore
Al momento, i materiali inclusi nel CBAM sono: cemento, alluminio, fertilizzanti, ferro e acciaio, idrogeno ed energia elettrica, ma mano a mano che la normativa procederà nella sua definizione la lista potrebbe allargarsi e diventare più dettagliata.
Cosa fare se si è soggetti a CBAM e quando
Tutte le aziende che importano materiali da paesi extra UE devono verificare se ciò che acquistano rientra nell’elenco stilato dall’UE. Se così fosse, hanno l’obbligo, per il momento, di presentare un report con tutte le informazioni richieste per non subire sanzioni; in un secondo momento verrà applicato il tributo.
Il Regolamento, infatti, verrà messo in atto in due fasi:
- fase transitoria, dall’entrata in vigore della normativa (1 ottobre 2023) al 31 dicembre 2025: ogni trimestre, le aziende dovranno fornire un report in cui viene esplicitata la tipologia e la quantità di prodotti acquistati. Il primo rapporto, con dati riferiti al quarto trimestre 2023, deve essere inviato entro la fine del mese di gennaio 2024.
- fase definitiva, dal 1 gennaio 2026: le aziende, una volta autorizzate all’acquisto, dovranno dichiarare ogni anno la quantità di materiali acquistati soggetti a CBAM e i dati relativi alle emissioni di carbonio.
È importante ribadire che l’entrata in vigore del CBAM ha valore di obbligo, quindi tutte le aziende soggette dovranno necessariamente fornire le informazioni richieste alle autorità competenti nazionali (in Italia il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica).
Per approfondire la normativa, si possono trovare informazioni più dettagliate sul sito dell’Agenzia della Dogana e dei Monopoli o sul sito della Commissione Europea, dove sono a disposizione anche webinar e documenti divisi per classe di materiali.
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